Per l’oblio zigrinato di una nuvola,
passa la luce fredda della luna,
che, filtrata dalla mimosa,
si riposa sul trentennale talamo.
La taccola fa il verso sulla tuia,
ma non sveglia i figli miei lontani.
Tristezza, mi soffochi come il vischio
I rami del sorbo, dietro casa.
Il vento trascorre il fogliame
portando vivi ricordi del passato,
e ritessendo il velo delle nuvole,
che guardano giù, indifferenti.
La solitudine mi tiene compagnia,
l’oscurità m’illumina e m’inebria.
Sento soffiare fuori lo scirocco
ed ondeggiar la cima degli ulivi
nel contrappunto vago della notte.
Salvatore Termini