Nel ciel turchino,
passano le nuvole
multicolori e proteiformi.
Sorride il sole
agli effluvi intensi
del gelsomino bianco.
Oltre la ringhiera
del terrazzo ventoso,
proteso sull’orto,
il mar slarga,
fallace e placido,
sino alle Eolie.
Parlo con me stesso
e col Dio nascosto.
La famiglia è morta,
uccisa dal benessere
e dalle discoteche,
alienanti e orride.
I nostri figli
non son più nostri.
Non han patito
fame e freddo,
e noi siamo soli.
Salvatore Termini