Ci eravamo quasi abituati ai Robinson redivivi in calzoncini da bagno ed alle figlie di Eva insofferenti della calura estiva. Ed eravamo orgogliosi che i salotti di casa nostra fossero sempre più frequentemente scambiati per stabilimenti balneari o per passerelle di esibizionismo carnoso.
La sensibilità moderna d’avanguardia sta seppellendo il riserbo ammuffito di quanti non sanno aprirsi alle nuove esperienze di vita. Dignità umana e moralità sociale sono ormai divinità pagane alle quali si sacrifica sempre meno in questo nostro tempo edonistico.
Ci sono ormai familiari i prezzi molto elevati, che danno a Cefalù un primato conquistato col turismo e sempre in fase di felice miglioramento. Le vetrine del Corso affogano nell’abbondanza ed i fruttivendoli benedicono le fatiche dei frutticultori.
In questi giorni si gira provvidenzialmente “A ciascuno il suo” ed io sono tentato di leggere quest’altro libro di Sciascia anche per mitigare il giudizio severo di qualche trombone locale il quale non riesce a capire come mai si possa tenere ancora alla Fondazione Mandralisca uno scettico della pianificazione culturale come me, apolitico, ancorato agli studi classici e sprovveduto di cultura moderna. E’ saggezza sapersi ritirare in tempo per cedere il posto con umiltà ai migliori. Con la riapertura delle scuole le vie sono ripopolate di migliaia di studenti stanchi per i quali il traffico intenso, caotico e sfrecciante della via Principe Umberto ancora senza marciapiedi, costituisce un’insidia costante. Le guardie farebbero bene a non aver pietà degli ineducati della strada troppa fretta hanno spesso di varcare il limitar con le loro bare a quattro ruote.
E’ passato un anno dacché invocai una lampada per Salvatore Spinuzza e non avrei ora il coraggio di chiedere un’altra per il Monumento ai Caduti se non sapessi che vivo ne è il culto e che alcune strade saranno intitolate alla loro memoria. La amministrazione civica non dimentichi di onorare Carlo Ortolani di Bordonaro dedicandogli una via nel centro storico in ottemperanza all’impegno assunto dal Sindaco nella sala consiliare da tempo lievemente sonnacchiosa.
Si metterebbe cosi in forse la millenaria sapienza cinese secondo cui le parole belle non sono vere e quelle vere non sono belle.
Pongo fine a questa sconnessa logorrea spezzando una lancia in favore di quei giovani galanti e zazzerati che s’incontrano per le vie cittadine in ogni ora della giornata, refrattari ai libri, ma inseparabili compagni della chitarra. La loro cura dell’apparire mi fa ricordare che la mia generazione, mirando all’essere, non è mai stata giovane mentre la loro chioma intonsa mi fa rimpiangere la selva dei miei capelli, che hanno avuto fretta di andarsene, e m’induce a meditare sul costume giovanile di questa libera repubblica democratica in cui ognuno è padrone di riempirsi la testa come sa e può.
Salvatore Termini