Lasciatemi respirare
l’aria iodata del
lungomare cefalutano,
lasciatemi contemplare
i cavalloni canuti,
la cui risacca,
cadenzata e sonante,
è musica divina
e voce amica.
Al meriggio estivo,
bianchi gabbiani
volano sul mare
volteggiando ebbri
al sol di luglio.
Arcobaleni vaghi
D’innumeri ombrelloni
coprono, a vista d’occhio,
la rena silicea.
Sulle prime pietre
Corre la bianca schiuma
delle onde instancabili
e la vampa solare
va attenuandosi
al vento, che spira
fresco e mi ravviva.
Cattedrale e Rocca
vegliano sul paese
ad oriente; Santa Lucia,
quasi un miraggio limita lo sguardo
ad occidente. Intorno,
tutto è mistero,
sulla madre terra,
e nel cielo infinito.
Quasi rapito, in estasi,
a due passi dal mare,
miro lontani
i colli declinanti
e le case sparse,
tra fichi e ulivi,
nei campi odorosi
di gelsomini e rose.
Il maestrale cresce
sospingendo i marosi
sulla battigia brulicante
di ciottoli ridenti.
Ho già percorso
Un lungo tratto
del mio cammino
volto all’occaso
senza capire
il senso della vita
e il Dio nascosto
in seno alla natura.
Sono stanco di tutto
e mi rattrista tanto
il pensiero della morte.
Salvatore Termini