Al margine di una strada in costruzione, in quel di Romito, una vasca rotonda indica il punto, in cui Gesù Cristo incontrò alcuni boscaioli intenti a far colazione.
Il Messia non si era ancora stancato di percorrere le vie della terra e gli piangeva il cuore a vedere che gli uomini continuavano a vivere come le bestie, senza timor di Dio.
Il luogo era ameno e solitario ed i boschi di querce e di castagni con i tronchi grandi e vetusti, inspiravano più venerazione che ammirazione.
Con l’animo commosso dalla sacralità del paesaggio, Gesù, stanco ed assetato per il lungo cammino, si rivolse amabilmente a quei lavoratori per una goccia di vino. In un attimo i fiaschi scomparvero dietro le spalle di quegli egoisti ed uno di essi, il più pronto di mano e di lingua, porgendo un orciolo al viandante sconosciuto, disse: “Acqua, Maistru! Un n’avemu vinu”.
In quel momento l’orcio s’infranse e ne scaturì una sorgente, mentre il vino, furbescamente nascosto, si trasformò in acqua. Gli operai videro attoniti scorrere l’acqua tra i sassi e le erbe e capirono di aver rifiutato un po’ di vino al figlio di Dio, che sorridendo con indulgenza, si chinò a bere, li esortò alla sincerità e alla bontà, e passò oltre, benedicendo.
I malaccorti boscaioli rimasero scornati e quel posto fu denominato “Acqua Maistru”.
Salvatore Termini (Aneddoto, 1978)